I colori hanno un valore universale perché sono sinergici.
Il che significa che non arrivano mai soli alla nostra percezione.
Oltre alla loro componente fisica, che li distingue gli uni dagli altri,
portano con se un corredo emozionale che è caratteristico di ognuno di essi.
Per il principio della sincronicità, descritto da Jung, queste caratteristiche nascono,vivono e viaggiano insieme e non è possibile stabilire delle
priorità al loro interno.
Se consideriamo il colore rosso, vediamo che è quello che ha la lunghezza
d’onda più lunga, è il più caldo, il più attivo, il più passionale, il più combattivo,
il più erotico di tutti i colori.
Così il colore blu è quello che ha la lunghezza d’onda più corta, è il più freddo, il più recettivo, il più affettivo, il più adattivo, il più disponibile di tutti i colori.
Quindi il colore, lo stato fisiologico e l’emozione corrispondente vanno insieme per sincronicità ed anche per il principio di associazione.
Infatti, l’uomo ha visto rosso durante i combattimenti più cruenti, dove le passioni erano scatenate,in cui vi era spargimento di sangue.
Lo stesso colore ha visto anche durante la preparazione e la gestione della sessualità, quando la passione erotica è più forte e i genitali inturgidiscono e diventano più rossi. Queste caratteristiche rimangono associate nella psiche dell’uomo.
La stessa cosa possiamo osservare nel colore blu.
L’uomo lo vede mentre guarda il cielo stellato, durante la notte, mentre riposa all’aperto o nella grotta, accanto alla moglie e ai figli.
Tutte queste informazioni arrivano insieme alla nostra percezione psicofisica e si associano in modo tale che una richiama l’altra.
Quando il nostro occhio riceve la visione di un colore, il nostro organismo riceve, in concomitanza, una gamma vastissima di sensazioni corporee che generano emozioni, stati d’animo, fantasie, immagini, pensieri,ecc.
E’ evidente che il rosso, colore passionale e combattivo, può essere rifiutato dalle persone calme e tranquille. Esso non riceve da tutti lo stesso indice di gradimento. Ma questa reazione emotiva “ mi piace” o “non mi piace” non è una caratteristica del colore, ma dell’individuo che la percepisce. Ed è ciò che rende il colore diagnostico: cioè fonte di conoscenza dello stato d’animo dell’individuo.
Ogni evento produce degli effetti: che possono essere graditi per alcuni e sgraditi per altri. Così la neve, fonte di gioia per i bambini , può essere spiacevole per chi viaggia.
Il fuoco produce calore e scalda, scalda tutti, sia quelli che amano il caldo sia quelli che preferiscono il fresco.
Il colore agisce allo stesso modo della neve e del fuoco. La sensazione che manda è unica, ma la percezione che l’individuo riceve e le reazioni emotive e fisiche che suscita sono infinite.
La diversità degli effetti che il colore produce lo rende diagnostico, cioè, fonte di vasta e profonda conoscenza.
Mentre l’unicità della sensazione lo rende universale, valido per tutti, indipendente dalla cultura, dall’età, dal sesso.
Infatti nella sua lunga storia, l’uomo è stato esposto agli stessi colori nelle stesse circostanze, che hanno suscitato in lui le stesse sensazioni.
Il colore conserva sempre lo stesso significato in tutti gli ambiti o i livelli a cui può riferirsi. Se prendiamo come esempio il rosso, possiamo notare che esso significa sempre conquista: territoriale, materiale, morale, spirituale, religiosa, lavorativa, politica, erotica, sociale, ecc.
Nell’uomo, il colore può sempre avere tre valenze.
Può essere sintonico, esaltato o represso.
E’ sintonico, quando è integrato con le altre istanze dell’organismo biopsichico,
cioè quando vive un rapporto armonico con tutti gli altri colori.
E’ esaltato, quando il suo uso è eccessivo rispetto alle necessità della situazione.
E’ represso, quando il suo uso è troppo scarso, controllato, dosato, ridotto, limitato, rispetto alle necessità della situazione.